Oratorio

COME E PERCHE’ GLI ORATORI

Dire che cosa sia l’oratorio non è semplice per il fatto che vi sono vari tipi di approcci, modelli e metodologie. Qui vogliamo contribuire ad una impostazione e riflessione su alcuni elementi strutturali dello stesso. Partiamo dando una definizione di oratorio sostanzialmente condivisa: “L’oratorio è un crocevia delle interazioni che si vengono a creare fra la vita, il territorio e la comunità cristiana. In quest’ottica l’oratorio si presenta come un cantiere in cui si testimonia, si annuncia, si celebra ponendo l’attenzione all’educazione globale della persona chiamata ad accogliere il dono della vita e a viverla.”

I SETTE PERCHE’ dell’ ORATORIO

Proviamo a definire le motivazioni dell’oratorio a partire dalla Nota Pastorale della CEI “Il laboratorio dei talenti”

La presente Nota vuole in primo luogo ribadire l’impegno educativo delle nostre comunità ecclesiali nei confronti dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, riconoscendone la soggettività e valorizzando i talenti di cui sono portatori. Si vuole pertanto incentivare e sostenere l’oratorio quale via privilegiata per educare alla vita buona del Vangelo.

ORATORIO perché?

Perchè è il luogo dove vengono stimolati gli interrogativi di crescita di chi lo abita.

…L’oratorio è un luogo, dove si educa cristianamente e dove, su tali basi, ci si prepara alle varie scelte della vita. Il cuore di questo impegno non può non essere quello profondamente spirituale: con questo spirito, l’oratorio diventa una vera e propria palestra di incontro, di dialogo intergenerazionale e confronto interculturale.

L’oratorio è espressione della cura materna e paterna della Chiesa. Nasce dall’amore della comunità ecclesiale per le nuove generazioni e, quindi, non può essere affidato ad altri soggetti, seppur competenti, che non abbiano le stesse finalità, perché quando viene meno una chiara appartenenza ecclesiale l’oratorio perde la sua identità.

L’oratorio non è solo “parcheggio”…. l’oratorio non è solo sport.

Perchè è il luogo delle formazione integrale della persona che parte dalla sua esperienza di fede e raggiunge i valori fondamentali della vita.

L’oratorio, che per definizione rimane uno strumento di animazione dei ragazzi e dei giovani, il cui metodo educativo li coinvolge a partire dai loro interessi e dai loro bisogni, inserendoli organicamente in un cammino comunitario, non può essere pensato e non deve costituire una realtà a sé stante, ma è un’espressione qualificata della pastorale giovanile di una comunità parrocchiale. La promozione e l’organizzazione dell’oratorio concorrono allo sviluppo di una forma sinergica e condivisa di pastorale giovanile integrata, dove la comunità educativa comprende e sostiene l’impegno di chi, su mandato della comunità ecclesiale, concorre al bene e all’educazione cristiana delle giovani generazioni.

…L’oratorio è il luogo diverso in cui il ragazzo trova una mentalità, uno stile di vita che si fonda non sulle abitudini portate dalla moda e dal conformismo, ma sulle indicazioni e sui valori di Dio, quindi sulla novità di Cristo. L’oratorio è luogo della comunità che promuove proposte formative sul piano umano e cristiano, attivando processi educativi che coinvolgono tutte le dimensioni della persona: sociale, affettiva, morale, spirituale. Inoltre , la specificità dell’oratorio è nel suo essere casa delle famiglie con al centro i ragazzi. L’oratorio diventa così un laboratorio della fede, luogo dove si rimastica e si rivive l’annuncio della salvezza che incrocia la vita stessa.

L’oratorio non è luogo della delega o della deresponsabilizzazione.

Perchè è il luogo che favorisce accoglienza, ascolto, relazione, elementi questi importanti che aiutano a far sì che tutti anche i più distanti si sentano parte integrante di questo spazio educativo.

L’oratorio educa ed evangelizza, in un contesto ecclesiale di cammino comunitario, soprattutto attraverso relazioni personali autentiche e significative… L’oratorio risponde a questa situazione favorendo il più possibile il consolidarsi di un preciso stile relazionale fatto di accoglienza semplice e schietta, ascolto profondo e sintonia empatica. Tutte le attività dell’oratorio sono, perciò, improntate a favorire un contesto di dialogo sereno e costruttivo nella consapevolezza che nessuna attività può sostituire il primato della relazione personale… Occorre passare dalla “consumazione delle relazioni” ad una sapiente e qualificata “costruzione delle relazioni”. L’esperienza insegna che spesso l’oratorio finisce per essere di fatto il luogo unificante del vissuto, aiutando chi lo frequenta a superare il
rischio, oggi tutt’altro che ipotetico, della frammentazione e della dispersione. La caratteristica forse più significativa delle relazioni che un ragazzo vive in oratorio è quella della gratuità che nasce dalla fede ed è totalmente protesa al bene dell’altro. Tale atteggiamento genera stupore e dischiude orizzonti di fiducia, insieme al desiderio di mettersi
in gioco e di imitare chi si spende con generosità per gli altri.

L’oratorio è oratorio nella misura in cui diventa una casa aperta alle esigenze dei ragazzi che decidono di “abitare” questo luogo nella consapevolezza che il rispetto di tutti e in particolare verso gli ultimi diventa una regola di vita.
Dialogare vuol dire accoglienza vera, l’incontro è frutto della parola ricevuta nell’ascolto e macinata nel dialogo. Educare vuol dire fare questa esperienza di apertura e accoglienza.

L’oratorio non è solo per alcuni gruppi o per gruppi a sé stanti e autosufficienti.

Perché è il luogo della prossimità alle giovani generazione.

Di fronte ad una tale ricchezza di esperienze viene da chiedersi quale sia la chiave interpretativa o la cifra sintetica di una così sorprendente e variegata pratica pastorale. Nel medesimo e più ampio orizzonte in cui le singole esperienze si collocano – quello dell’educazione – esse sono di fatto accomunate dalla loro peculiare offerta di prossimità alle giovani generazioni, amate, accolte e sostenute nella loro concretezza storica, sociale, culturale e spirituale. Si tratta di un atteggiamento suscitato e animato dalla carità evangelica, testimoniato innanzitutto dai singoli iniziatori, custodito dagli sviluppi e dalle opere successive e, infine, assunto come specifico stile educativo. Come non pensare alla nota parabola del Vangelo di Luca in cui un Samaritano, ritrovatosi, per strada, davanti ad un uomo ferito, «vide e ne ebbe compassione» (Lc 10,33) e non passò oltre come altri prima di lui? L’oratorio anche oggi si colloca sulle strade frequentate dai giovani per prendersi cura di loro.

Affermare che l’oratorio è il luogo significa anche ribadire che è uno spazio senza “sbarre” quindi capace di aprirsi al territorio, di intercettare i bisogni delle giovani generazioni e in maniera speciale “di collocarsi sulle strade frequentate dai giovani, occorre rendere gli oratori veri e propri Laboratori di futuro” (card. Bassetti). L’oratorio ha una notevole potenzialità educativa perché, come si legge negli Orientamenti pastorali, “accompagna nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni e rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative… i suoi strumenti e il suo linguaggio sono quelli dell’esperienza quotidiana dei più giovani: aggregazioni, sport, musica, teatro, gioco…”

L’oratorio non è solo per piccoli… L’oratorio non è solo Grest.

Perché crea un ponte tra la Chiesa e la strada, tra l’oratorio e la strada… evitando però il rischio che l’oratorio diventi strada.

Oggi gli oratori devono essere rilanciati anche per diventare sempre più “ponti tra la Chiesa e la strada”. Lo ricordava San Giovanni Paolo II parlando ai giovani di Roma: «Condividendo la vita dei vostri coetanei nei luoghi dello studio, del divertimento, dello sport e della cultura, cercate di recare loro l’annuncio liberante del Vangelo. Rilanciate gli oratori, adeguandoli alle esigenze dei tempi, come ponti tra la Chiesa e la strada, con particolare attenzione per chi è emarginato e attraversa momenti di disagio, o è caduto nelle maglie della devianza e della delinquenza». La sfida pertanto è quella di far diventare gli oratori spazi di accoglienza e di dialogo, dei veri ponti tra l’istituzionale e l’informale, tra la ricerca emotiva di Dio e la proposta di un incontro concreto con Lui, tra la realtà locale e le sfide planetarie, tra il virtuale e il reale, tra il tempo della spensieratezza e quello dell’assunzione di responsabilità.

L’immagine del “ponte”, utilizzata già da San Giovanni Paolo II esplicita il ruolo dell’oratorio: esso ha un chiaro punto di partenza per costruire relazioni: dire ponte significa dire comunicazione, opportunità di passaggio, di incontro, possibilità di entrare e uscire, è canale aperto verso tutti. In questo modo l’oratorio rivitalizza la comunità cristiana che si qualifica nell’essere “missionaria”, spinta verso l’esterno, aperta al mondo. Comunità in uscita che sperimenta quotidianamente la ricchezza che lo Spirito suscita in colui che si lascia toccare dalla grazia.

L’oratorio non è solo catechesi e non è solo “fare”

Perché è espressione di una Chiesa attenta ai bisogni dei giovani e dei ragazzi, attraverso l’opera degli educatori, dei sacerdoti e religiosi/e.

Così gli oratori sono stati, lo sono ancora e speriamo che lo diventino sempre di più, dei veri e propri “laboratori educativi”. A questa consapevolezza vanno ricondotti tutti gli interventi a livello spirituale, sociale e culturale che vedono oggi impegnata la comunità ecclesiale sul fronte degli oratori. Se non risulta possibile definire un modello unitario e omogeneo degli oratori italiani, è comunque necessario e fecondo richiamarne sempre gli aspetti identitari più significativi, attingendoli dalla memoria delle diverse tradizioni e ponendoli in relazione con le molteplici configurazioni degli odierni oratori. Solo così sarà possibile affrontare le sfide educative dell’oratorio di oggi e di domani. Dalla memoria viva, attraverso l’impegno di discernimento su un presente drammatico e affascinante, è possibile riconoscere nel ripensamento e nel rilancio degli oratori una vera forza profetica a beneficio delle nuove generazioni nella Chiesa e nella società.

L’oratorio va considerato come laboratorio formativo permanente: il cuore dell’oratorio è nella relazione carica di gioia, di fiducia e di speranza nei confronti dell’uomo. Centrale resta il ruolo delle figure educative che abitano l’oratorio. C’è bisogno di preparare i laici che, all’interno della comunità, permettono di creare un ambiente educativo , dove tutto educa . Chi entra in oratorio entra in “un ambiente”, sperimenta uno stile, avverte una passione… e tutto ciò è veicolato da persone, volti, gesti, mani, azioni concrete che esprimono una intenzionalità fondamentale: fare dell’oratorio un laboratorio permanente di cura, di crescita, di educazione, di accompagnamento verso l’avventura della libertà e della vita.

L’oratorio non è improvvisazione… L’oratorio non è solo buona volontà

Perché ha una identità specifica: luogo fecondo di evangelizzazione

L’oratorio, in quanto espressione educativa della comunità ecclesiale, condivide con essa il desiderio e l’urgenza della missione evangelizzatrice, che «consiste nel realizzare l’annuncio e la trasmissione del Vangelo» e insieme «annunciare il Signore Gesù con parole e azioni, cioè farsi strumento della sua presenza e azione nel mondo». Per questo l’oratorio si configura come un variegato e permanente laboratorio di interazione tra fede e vita. Quanti sono coinvolti nella vita oratoriale, a vario titolo, siano essi ragazzi, giovani, famiglie e adulti, sono chiamati a vivere un’esperienza globale che trae dal Vangelo forza e significato, e che ha nell’incontro con il Signore Gesù la sua fonte e il suo culmine. Una tale configurazione porta a far sì che in oratorio siano compresenti percorsi differenziati: alcuni chiaramente riferiti all’azione evangelizzatrice della Chiesa, come i cammini di iniziazione cristiana e di formazione religiosa; altri che rispondono alle esigenze del primo annuncio, soprattutto nell’incontro con giovani provenienti da altre culture e religioni oppure di giovani battezzati non praticanti; insieme a questi vi sono molti percorsi educativi di aggregazione e formazione che si concretizzano nelle molteplici attività oratoriali messe in atto come risposta alle sfide culturali e ai bisogni dei ragazzi e dei giovani stessi: sport, esperienze comunitarie, animazione, teatro, volontariato sociale e missionario, laboratori artistici, pellegrinaggi, cinema, web sono solo alcuni degli ambiti in cui la comunità educativa dell’oratorio si cimenta.

L’oratorio pur essendo una “casa aperta”, “ponte tra Chiesa e strada”, non perde la sua identità di testimonianza che nasce dalla gioia del Vangelo. Questo non significa catechizzare tutti e a tutti i costi, ma significa responsabilizzare i credenti alla vita bella del Vangelo. Ormai i nostri ambienti sono abitati anche da ragazzi di altre fedi che trovano nell’oratorio uno spazio importante per la crescita umana per questo a tutti i credenti viene chiesto di trasmettere nella gioia quello spirito che ci fa veramente cristiani: la carità.

L’oratorio non è solo per credenti