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Il 24 ottobre don Vincenzo Del Mastro inizia ufficialmente il suo Ministero come parroco nella nostra comunità

Il 24 ottobre 2021, durante la celebrazione eucaristica delle ore 19.00, presieduta da S.E.R. Luigi Mansi, don Vincenzo Del Mastro inizia ufficialmente il suo Ministero come parroco nella nostra comunità.

Dopo un anno in cui è stato vicario parrocchiale, S.E.R. Luigi Mansi gli ha affidato l’ufficio pastorale.

Di seguito il suo saluto di insediamento:

“Carissima comunità della Madonna della Grazia che vengo a servire ed amare nel nome del Signore, “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore” (Sl 115, 12-13)

Mi appresto a dirvi un mio sogno frutto di una meditazione sul salmo 115: ” alzerò il calice della salvezza”. Che cosa sogno, che cosa desidero? Che noi tutti insieme, carissima comunità, in questo momento fossimo innalzati nel Signore!

Questo innalzamento sarà possibile se ci lasceremo guidare da alcuni registri: anzitutto il registro dello Spirito, poi il registro della qualità delle relazioni, ed ancora il registro della gratuità. Tutti questi tre registri sono, si manifestano, si esprimono, nell’Eucarestia: lì è il modello del nostro essere, del nostro agire, del nostro vivere, del nostro testimoniare la nostra esperienza cristiana, in cui il termine “cristiano” non è semplicemente un aggettivo che si aggiunge alla nostra vita ma è l’essere come Cristo, nel fare quello che Lui ha fatto.

Vi chiedo di volermi bene così come sono. Ho già sperimentato la vostra tenerezza nei miei confronti. Grazie. Vi chiedo di essere clementi e misericordiosi dinanzi alle mie fragilità. Invito tutti ad intessere subito tra noi relazioni segnate dalla carità nella verità, avendo cura sin dall’inizio di rimanere lontani da uno stile relazionale offuscato dalla finzione e dall’adulazione. Costruiamo insieme invece, rapporti leali, rispettosi, franchi, in un clima di amore sincero.

L’impegno che vi chiedo è quello di aiutarmi ad essere un buon sacerdote. Come io mi impegnerò nell’aiutarvi in questo cammino, così voi aiutate questo “giovane” ad essere un prete coi fiocchi. Se doveste sentir male di me, se doveste vedermi in difficoltà, se dovessi in qualche modo essere di cattiva testimonianza… aumentate la preghiera per me. D’altra parte, vi prometto di perseguire sempre il “magis” nel mio ministero, di essere un sacerdote a servizio della Chiesa e della gente.

Nel vangelo di oggi c’è una bellissima espressione amorevole di Gesù: << Cosa vuoi che io ti faccia?>>. Se un giorno io sentissi, con un brivido, queste parole rivolte a me, che cosa chiederei al Signore? Una domanda che è come una sfida, una prova per vedere cosa portiamo nel cuore.

Io ho un sogno, un desiderio che ritengo importante, una testimonianza dovuta agli uomini. Essi vogliono vedere da noi una qualità di relazione che non è semplicemente dettata dalle simpatie, dai favori, dall’interesse ma unicamente e soltanto dall’amore, dal rispetto, dall’essere tutti e sempre come il buon samaritano che si prende cura, che è capace, come ci dice il Vangelo, non di amare perchè sei stato amato ma di amare per primo, di amare senza ritorno, di amare senza interessi, di amare tutti, di amare nonostante tutto, di amare il tutto.

Vorrei che si mettessero a fuoco le relazioni. La relazione con Dio, innanzitutto: perchè sia una comunità secondo il Vangelo.

In un secondo luogo vorrei che si mettesse a fuoco la relazione con gli altri, nella parrocchia e al di fuori della parrocchia. Ogni volta che ci chiuderemo nel difendere gruppi e gruppetti parrocchiali che dividono deturperemo il volto bello della comunità. Dobbiamo aiutarci a combattere quella “cultura dello scarto” di cui parla Papa Francesco. Ogni persona del popolo e del popolo di Dio ha un valore assoluto e grande. Non possiamo lasciare indietro nessuno! Insieme cercheremo di costruire la Chiesa del Vaticano II, cioè una Chiesa radicalmente evangelica e fraterna, pienamente corresponsabile e missionaria, entusiasta del Vangelo, esperta in umanità, una comunità non ripiegata su se stessa ma protagonista vivace di questa città. Insieme daremo vita alla Chiesa conciliare dei volti, una Chiesa che non possiede facili risposte ma che si lascia “inquietare” dalle domande. Per dirla con le parole di Albert Rouet:

” Mi piacerebbe una Chiesa che osi mostrare la sua fragilità. Nel Vangelo non si nasconde che il Cristo ha avuto fame e che è stato stanco. Talvolta la Chiesa dà invece l’impressione di non aver bisogno di nulla e sembra che gli uomini non abbiano niente da darle. Vorrei una Chiesa che si metta ad altezza d’uomo senza nascondere che è fragile, che non sa tutto e che anche lei si pone delle domande”.

Sogno una Chiesa che viva all’ombra e viva al sole… all’ombra della Parola di Dio, al sole dell’Eucarestia.

Un ultimo punto è la relazione con noi stessi, quella grande capacità di dialogo con la nostra vita, quel chiedere un di più a noi, quel chiedere in un rapporto difficile, sempre un supplemento di amore, di fiducia verso gli altri.

Sono queste le piccole cose che vorremmo sognare tutti e se le sogneremo insieme si realizzeranno, perchè fin quando è il mio sogno, resta tale, ma quando è un sogno condiviso, quando è un sogno di tutti, allora è la realtà.

Ma ci sarà tempo, fratelli e sorelle, perchè i sogni siano condivisi e diventino progetto e cammino.

Vorrei ora dire grazie e per non sbagliare mi sono lasciato guidare dal salmista che prosegue dicendo: ” invocherò il nome del Signore” . Io voglio invocare il nome del Signore in ringraziamento su tutti e su ciascuno di voi, su chi ha curato la liturgia, il canto, presenti e assenti, vicini e lontani, su chiunque invoca il nome del Signore. A tutti dico grazie, soprattutto per le parole di stima: ho sentito grandi parole di stima nei miei confronti che non merito perchè ancora non vi ho dimostrato niente. Spero di meritarle, ci proverò.

Invoco il nome del Signore su di te, carissimo Vescovo Luigi. Sempre e in ogni tuo intervento mi hai dimostrato il tuo affetto di padre, il tuo incoraggiamento, sostenendomi nell’accettare e nell’accogliere la volontà del Signore, grazie! Ti voglio bene!

Invoco il nome del Signore sul mio padre spirituale. Non immagini quanto bene tu hai fatto a me e continui a farlo. Quanta grazia è passata e passa attraverso di te, raggiungendo ogni piega della mia vita.

Invoco il nome del Signore su tutta la famiglia presbiterale che in voi, cari confratelli sacerdoti, oggi si è resa vicina a me. Sui sacerdoti che mi hanno preceduto, nella guida di questa comunità, don Ettore e in particolar modo su don Gianni con il quale ho condiviso il lavoro in questa vigna, sopportando il peso ed il calore della giornata tutta intera.

Invoco il nome del Signore su tutta l’articolazione di questa comunità ricca e bella che il Signore oggi mi da come un regalo, come una dote. Grazie! Cercheremo di vivere, di lavorare, di impegnarci tutti nella vigna del Signore.

Invoco il nome del Signore su tutti quelli che per un motivo o l’altro si son fatti presenti con un pensiero, una preghiera, un dono, un ricordo, uno scritto, una telefonata, un messaggio, ai quali magari non ho potuto rispondere o corrispondere come avrebbero voluto e soprattutto come avrebbero meritato.

Invoco il nome del Signore su mia madre, mio padre, Francesco, Barbara, sul piccolo Riccardo Maria e su tutta la mia famiglia. Siamo una bella famiglia dal tono evangelico. Da voi ho capito che a saziare la nostra fame di Dio non è l’abbondanza ma è la fragranza di una vita spesa, di una vita donata.

Concludo invocando il nome del Signore su di voi miei carissimi giovanissimi e giovani. Faccio mie per voi le parole di don Lorenzo Milani nel momento della sua morte: carissimi ragazzi e giovani ” non è vero che non ho debiti verso di voi. L’ho scritto per dar forza al discorso! Voglio più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attendo a queste sottigliezze e scriva tutto al suo conto”.

Maria, la madre piena di Grazia è l’immagine di quella bellezza che la Chiesa è chiamata a diventare. Non dimentichiamolo mai: la Chiesa va conosciuta e amata, la Chiesa è bella nonostante tante rughe e tante contraddizioni. Siamo una Chiesa bella, predichiamo la bellezza della Chiesa, e laviamo i piedi alla Chiesa quando vedete che si macchia di tradimento. Ve lo ripeto: Gesù ha reso bella la sua Chiesa con il dono totale di sè, pagando di persona, con la Croce. Maria ci guida in questo cammino e quando ci vedrà sostare sotto la Croce ci terrà per mano. Affidiamoci a Lei, senza inutili devozioni, ma con affetto di figli!

Grazie a tutti! E ora, insieme, in nomine Domini, precedamus.